Carbossiterapia

Medicina Estetica / 

Viso

Migliora la qualità della pelle, il tono, la compattezza e la luminosità

La carbossiterapia è una terapia a base di anidride carbonica (CO2) medicale che permette di restituire tono e compattezza alla pelle, di migliorarne la qualità in termini di elasticità, ossigenazione, spessore, idratazione e luminosità. Probabilmente più conosciuta per i trattamenti dedicati al corpo, perché da tempo utilizzata per ridurre gli accumuli di grasso e la cellulite, si è rivelata una soluzione particolarmente vincente anche per il viso. Non è tossica e non provoca embolie.

La carbossiterapia infatti riattiva la circolazione, richiama ossigeno nelle cellule cutanee, stimola la naturale rigenerazione della pelle e migliora l’attività delle cellule responsabili della produzione di collagene ed elastina.

Come avviene il trattamento?

Il trattamento si attraverso l’iniezione sottocutanea di anidride carbonica che viene erogata da un apparecchio specifico dotato di un serbatoio e di un flussimetro. La somministrazione avviene attraverso un sottilissimo ago monouso. Il medico potrà regolare attentamente la quantità di gas che fluisce dal serbatoio in base alla regione e all’inestetismo da trattare.

Quante sedute sono necessarie per ottenere risultati?

Per ottenere risultati apprezzabili, una singola seduta di carbossiterapia non è sufficiente, ma è necessario eseguire cicli terapeutici composti da più sedute.

Il ciclo di sedute varia a seconda della patologia da trattare e può eventualmente essere ripetuto due-tre volte l’anno.

E’ un trattamento doloroso?

Il trattamento non è totalmente indolore, ma l’intensità del fastidio è variabile da paziente a paziente.

Quanto dura il trattamento?

La durata di una singola seduta può variare dai 15 ai 30 minuti. Al termine della seduta, generalmente, è possibile riprendere tutte le normali attività quotidiane, incluso tornare al lavoro.

Controindicazioni

In virtù della sua attività metabolica, la carbossiterapia risulta controindicata:

nei pazienti con insufficienza renale/respiratoria, per l’aumentato rischio di ipercapnia
nei pazienti con patologie metaboliche non adeguatamente trattate
nei pazienti anemici nei pazienti affetti da gangrena gassosa
nelle donne in gravidanza e allattamento
nei pazienti con tromboflebite e flebotrombosi
nei pazienti diabetici che utilizzano Metformina
nei pazienti con insufficienza epatica
nei pazienti con ipertensione arteriosa grave
nei pazienti con embolia

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